Cultura d’impresa, responsabilità sociale dell’imprenditore, crescita e welfare: nuove parole e tematiche che purtroppo spesso faticano a tradursi in azioni sistemiche e strutturali all’interno delle nostre aziende.
I numeri non mentono!
Una recente inchiesta ha indagato il legame tra formazione, sviluppo e alcuni importanti indicatori aziendali.
Secondo questa indagine, il 55% di aziende con un alto tasso di crescita (che hanno aumentato le revenue del 50-100% rispetto all’anno precedente) ha erogato attraverso piattaforme e-learning da 30 a 50 ore di formazione per dipendente, mentre quasi il 20% delle stesse ha superato le 50 ore.
Di contro, il 61% delle aziende con un basso tasso di crescita (aumento delle revenue inferiore al 10% rispetto all’anno precedente) ha erogato in media da 0 a 30 ore di formazione a dipendente.
Allo stesso modo, il 59% aziende con un alto tasso di crescita sono quelle che effettuano una spesa superiore alla media in formazione e sviluppo per dipendente, contro il 18% delle aziende a basso tasso di crescita.
La formazione, insomma, risulta essere un ottimo volano per la crescita aziendale.
Scenario Italia
E’ un dato inconfutabile: la formazione aziendale in Italia fatica ad assumere un ruolo strategico e a proporsi come leva fondamentale per l’incremento della competitività e redditività delle imprese perché si trascura il valore dello sviluppo delle risorse e delle competenze come motore delle nuove strategie aziendali.
Eppure le statistiche ne sostengono la fondamentale importanza: far crescere il proprio team può ridisegnare il profilo commerciale di una cultura di impresa che troppo spesso poggia su investimenti in infrastrutture ma non sul capitale umano.
Si investe insomma ancora poco sull’accresciuto potenziale che la popolazione aziendale può apportare in termini di riqualificazione, addestramento, innovazione, adeguamento ad evoluzioni nel tessuto produttivo, nonostante i numeri a favore.
Scenario Europa
L’Italia, fanalino di coda rispetto ad un’Europa che guarda alla formazione come un principio di cambiamento e occasione di crescita in mercati sempre più competitivi, sconta il ritardo di una cultura che marginalizza la formazione perché ne intravede principalmente il deterrente economico e la capacità improduttiva di generare un valore statisticamente osservabile, tralasciando che la complessità delle sfide può essere letta come presupposto per rilanciare competitività, qualità del prodotto ed efficienza di gestione.
E’ solo in un’ottica di apertura al cambiamento e di tendenza all’internazionalizzazione che la formazione, centrata sulla persona e sullo sviluppo della leadership, può diventare il punto cardine per uno sviluppo della cultura d’impresa, della responsabilità sociale dell’imprenditore, della crescita e del welfare.
L’accrescimento delle competenze, attraverso la formazione, genera valore per le imprese, ne moltiplica la produttività e la competitività.
Rafforza la capacità dell’assetto imprenditoriale di radicarsi sul territorio e di aprirsi al cambiamento assumendo nuovi modelli di business in cui gli attori centrali non sono rappresentati dalle tecnologie, dai processi e dagli strumenti, ma dal benessere conoscitivo delle persone portatrici del loro patrimonio di comportamenti e competenze che trovano nella formazione un nuovo impulso alla modernizzazione della famiglia aziendale.